Nel Nord del mondo la società industriale sta gradualmente cedendo il passo alla società dell'informazione e della conoscenza.
Si tratta di un cambiamento radicale della nostra società che ha profonde implicazioni economiche e culturali. I profitti basati sui beni materiali stanno raggiungendo i loro limiti (limiti dovuti alla crisi da sovraproduzione e sia legati al saggio marginale di profitto, sia ai limiti fisici e di sostenibilità del pianeta). I maggiori margini di profitto delle multinazionali si traggono, e si trarranno sempre più dalla produzione e distribuzione di beni immateriali. Il mezzo di produzione base è il bene immateriale che e' il sapere, la conoscenza. Beni immateriali che quindi vengono considerati come un bene da accumulare e che entra nei bilanci delle società.
Un bene economico che sia liberamente accessibile e largamente diffuso, ha un valore scarso o nullo sul mercato, chi ha il possesso di questo bene ha tutto l’interesse a limitarne l'accessibilità per rendere il bene scarso e quindi aumentarne il valore di mercato. In altre parole trovare degli strumenti (tecnici e legali) per limitarne la diffusione e riproducibilità.
Questo implica una ridefinizione dell’intero dominio della conoscenza
e dei beni immateriali in generale. L’acquisizione di nuovi diritti di
proprietà da parte di chi vuole trarre profitto da quei beni. Che simmetricamente
corrisponde da parte dei più alla rinuncia di diritti considerati acquisiti,
quali il diritto di condividere i saperi e trasferirli; il diritto all'istruzione;
ad aspirazioni quali l'emancipazione, la conoscenza, la cultura. Questa sta
diventando sempre più una merce per pochi privilegiati che hanno i mezzi
finanziari necessari.
Questo implica far accettare che il concetto di proprietà, applicato
ai beni materiali, debba essere applicato anche ai beni immateriali, quali il
sapere, la conoscenza; e quindi conoscenze e saperi che sono sempre stati considerati
un bene comune dell'umanità, oggi vengono dati in esclusiva a imprese
affinché ne traggano profitti: il sapere è diventato una merce
come le altre (vestiti, automobili, etc.).
Accedere al sapere avrà quindi un costo che può essere sostenuto
solo dalle classi sociali più abbienti.
Questo porta ad un attacco, senza precedenti nella storia, alla qualità
della vita delle future generazioni. Chi non apparterrà alla classe dei
privilegiati, non potrà permettersi l'accesso al sapere, alla cultura,
all'istruzione. Proprio quando invece, grazie al progresso tecnico e scientifico,
l'informazione e la cultura, potrebbero essere accessibili istantaneamente ovunque
a costi infimi.
Questo attacco, che si sviluppa a livello globale, si dispiega su tre assi:
Viene da chiedersi come una tale espropriazione della conoscenza e dei beni immateriali, una volta considerati come indiscussa proprieta' comune e patrimonio dell'umanita' sia stata accettata. Il processo e' stato progressivo, lento e graduale. E' iniziato negli anni '80, su iniziativa di un gruppo di multinazionali USA i cui profitti sono basati sulla conoscenza (dei settori, farmaceutico, multimediale, informatico) realizzato su aspetti separati e complementari. Il processo legislativo e' opaco, deciso da organizzazioni intergovernative o parlamenti sovranazionali.
Questa attacco alla conoscenza come bene comune, ha origne nei primi anni '80. Si e' gradualmente realizzato tramite l'adozione di legislazioni specifiche e settoriali. Le legislazioni sono promosse da potenti lobby industriali. Queste legislazioni vengono in genere adottata inizialmente negli Stati Uniti. L'unione Europea, unico blocco che per la sua dimensione economica potrebbe promuovere politiche autonome, invece, di solito a distanza di pochi mesi, adotta legislazioni che replicano le leggi USA (quando la Commissione propone tali leggi le definisce "armonizzazione") .
In seguito queste legislazioni vengono estese a livello globale, mediante accordi promosse da istituzioni transnazionali, negoziate ed approvate in sedi e negoziati intergovernativi da una ristretta cerchia di delegati, di solito imposte dai rappresentanti degli USA e dell'UE. Ai singoli stati, non resta che adottare queste decisioni. E' opportuno ricordare che in queste organizzazioni, i paesi dell'Unione Europea non sono presenti, ma parlano con una sola voce espressa dal Commissario UE al Commercio che negozia per conto degli Stati Membri. Le leggi sono adottate dalle istituzione dell'unione, Parlamento e Consiglio (in genere sotto forma di direttiva, che poi deve essere adottata dagli stati membri).
Nella societa' civile, che non ha la possibilita' di investire in risorse e
centri di studio e analisi, fatica ad affermarsi una visione del disegno globale
e dei suoi effetti a lungo termine. E' difficile individuare i centri decisionali
e i momenti chiave del processo decisionale e legislativo. Si ritiene che i
parlamenti nazionali abbiano ancora un rilevante voce in capitolo, quando spesso
non possono fare altro che ratificare le decisioni europe.
Vengono spesso percepite solo alcune sfaccettature, ossia quando emerge l'impatto
su uno specifico settore, sui mezzi di produzione, sulla cultura, sulla qualita'
della vita (i brevetti sul software, sui farmaci, la restrizione alla condivisione
del sapere, l'impossibilita' di accesso a saperi necessari per la produzione
e la ricerca, la scomparsa del prestito gratuito nelle biblioteche, la scomparse
dei commons, le restrizioni alla creazione artistica, la trasformazione di internet,
...).
Faticando ad affermarsi una percezione globale, frammenti la societa' civile esprimono il loro disagio mobilitandosi intorno su temi specifici, piu' immediati, con la creazione di una miriade di associazioni focalizzate su aspetti specifici. Molto recentemente, e su temi specifici, la societa' civile in Europa e' riuscita a intervenire sul processo legislativo, e intervenendo sul Parlamento Europeo (unica istituzione composta da rappresentanti eletti) , modificare radicalmente alcune proposte di legge.
Il parziale successo della battaglia sulla brevettabilità del software e' un esempio emblematico. Questo primo successo apre delle speranze di un processo piu' aperto e democratico.
Occorre che
La conoscenza ha due caratteristiche peculiari:
Il processo di costruzione del sapere e del senso e' un processo incrementale. Ogni conoscenza è una traduzione e nello stesso tempo una ricostruzione di idee, teorie, discorsi. L’organizzazione delle conoscenze comporta operazioni di interconnessione (congiunzione, inclusione, implicazione) e di separazione (differenziazione, opposizione, selezione, esclusione).
Il progresso si costruisce sul libero accesso al 'bacino culturale' che ci hanno lasciato le generazioni passate e sulle nuove conoscenze che via via lo arricchiscono. In ogni epoca, le grandi scoperte e le più grandi produzioni artistiche sono nate dove il flusso d'informazione era più ampio e libero. In tempi recenti la libera conoscenza ha dato dimostrazione, attraverso il software e l'editoria liberi, di riuscire a promuovere modelli sociali, economici e di sviluppo in grado di produrre ricchezza, crescita e benessere”.
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Se una persona 'possiede' qualcosa può scegliere di tenerla per sé o di cederla anche agli altri. Se una persona 'sa' qualcosa e la insegna, la sua conoscenza si moltiplica e si diffonde senza che nessuno si impoverisca.
Con l'affermarsi e il rafforzarsi del concetto di proprieta', assistiamo alla scomparsa dei beni comuni, come mai si e' verificato nella storia. Vi sono sempre state risorse comuni, risorse che chiunque aveva il diritto di utilizzare senza dover chiederea nessuno il diritto di fruirne, e che potevano essere utilizzate in comune, ("commons" in inglese). Tali risorse potevano essere materiali (terreni per il pascolo, boschi, spiagge, mari, acqua, strade) o immateriali (filastrocche, formule, ricette, melodie, metodologie di produzione).
Un restringimento dei "commons" ha coinciso con periodi bui della storia, periodi di ineguaglianze e di mancanza di progresso e innovazione. Nel medioevo il passaggio dei valichi comportava il pagamento di balzelli, i terreni erano a mezziadria.
La conoscenza e' il "common" per eccellenza, i regimi autoritari tendono a controllarla ed impedirne il libero accesso, riservando le conoscenze caste e corporazioni. L'invenzione del copyright (diritto di copiare) nasce proprio dall' esigenza di assegnare e limitare il diritto di copia ad una casta che in cambio ne controllasse il contenuto.
storia del concetto di cop. Appena vi e' un cambio di regime
il concetto di rivalrous and non-rivalrous resource
The attack is wide and pervasive. Even our right to own and use computers inside
our homes and offices, is under attack.
The time has come to assemble and declare our rights. We call upon advocates
and organizers, authors and cow-orkers, readers and singers, politicians and
students, grandmothers and children of all ages, and all who support the right
of free human beings to the free dissemination and use of information rendered
to the commons for the benefit of the public, to join us at the Internet Commons
Congress outside Washington DC on March 24 and 25, 2004.
We live in a time of vibrant prospects and shameful travesties, brought on as
we confront the implications of a new and broader and greater empowerment in
furtherance of our common wealth and in engagement in our common governance.
Un concetto mistificante
la mistificazione espressa al WSIS
differenza fra beni material e immateriali
Intellectual property and the
public domain
Any digital information can be disseminated globally, irreversibly and instantly.
Yet new copyright laws seek to curb and criminalise the creation of software
which allows people fair use of information, promotes competition through compatibility,
or employs fundamental ideas in mathematics on which restrictions have been
sought through patenting.
Two philosophies are in conflict. Should digital data enjoy the protections
of tangible property? Or should information be seen as a common resource because
it is not depleted when shared?
e' la conoscenza
espropriata
caso dei brevetti software
open source movement
i brevetti usati per dominare il mercato Loghorn
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Il sogno di ogni dittatura e' stata la possibilità del controllo totale:
controllare chi produce idee e documenti, impedirne la riproduzione e distribuzione.
Non era possibile mettere un poliziotto accanto ad ogni stampante (sebbene copyright
e corporazione degli stampatori avessero avuto questa funzione) e fotocopiatrice,
non era possibile identificare lo scrittore di un documento: le idee hanno continuato
a circolare in ogni regime.
Oggi invece la tecnologia digitale rende possibile realizzare il sogno del controllo
totale: identificare per ogni documento da chi e' stato prodotto,dove,quando,su
che computer, controllare e impedirne la riproduzione e modifica.
I progetti informatica sicura (conosciuto come 'Trusted Computing', 'Palladium', 'NSGCB', DRM, etc..) stanno entrando nella fase esecutiva. E' pronto il sistema che permetterà ad un consorzio guidato da Microsoft, Intel, e alcune media corporation di accedere, e controllare, il contenuto dei computer di ogni singolo individuo collegato in rete. Tecnologie che possono permettere di identificare su quale computer un documento e' stato prodotto, di impedire la lettura di questi documenti su un computer o con un programma che non aderisce a questi standard.
Un "trusted computer'" e' un computer del quale l'utente non si puo' fidare. Che non fara' "girare" nessun programma che non sia stato in precedenza "certificato'' da qualche cartello di industrie o autority. L'hardware non permettera' di sostituire il sistema operativo o cambiare la data. Ogni file che entra o esce dal computer e "marcato" con un istruzioni che dicono cosa puo' essere fatto con quel file. L'industria multimediale apprezza l'idea che una musica puo' essere marcata in modo da autodistruggersi dopo essere stata ascoltata un certo numero di volte e che impedisce possa essere iniviata ad altri. Uno stato autoritario
Modificare il software o l'hardware, del proprio computer, per aggirare queste protezioni, grazie alle nuove leggi (DMCA) e' considerato un crimine.
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is a set of business models and technologies that allows media companies to protect their intellectual property -- and profit in the online world.
business models (such as subscriptions), core technologies (watermarking, encryption, authentication), standards (such as XrML), vendors, and more.
The modern information revolution has created a whole new set of policy issues concerning intellectual property rights that must be addressed, including what kind of copyright protections are appropriate for books and musical works, an issue popularised by the controversy over Napster. The list of contributors to this cutting edge analysis includes many high profile names from equally high profile companies. This book will provide a roadmap to the future of information technology.
meccanismi di scadenza dei contenuti Janus
Un movimento per la protezione dei diritti digitali
Internet as a global commons requires a cohesive international unity movement analogous to environmentalist efforts protecting natural resources. The Internet Commons Congress provides an opportunity for education, networking, and cross-fertilization between efforts like those supporting peer-to-peer file sharing, VoIP, free software, open access, digital divide, and tax moratoriums.
una società in cui laconoscenza è un patrimonio sociale adisposizione di tutti, un diritto di cittadinanza riconosciuto e perseguito, come opportunità per tutte le persone di poter partecipare, con sufficiente grado di consapevolezza, alle trasformazioni del proprio mondo, che si presenta sempre più complesso. Molti, anchetra noi, hanno pensato che “società dellaconoscenza” significasse automaticamente piùconoscenza per tutti. Così non è stato e non è. (LA)
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Il Parlamento Europeo ha un ruolo chiave nel processo legislativo.
Anche se non ha il potere di iniziativa (non puo' proporre le leggi), anche
se nel suo legiferare è sottoposto ai vincoli degli accordi internazionali
(quali gli accordi TRIP), le commissioni parlamentari e il parlamento in seduta
plenaria possono modificare radicalmente (persino capovolgendone il senso) oppure
bocciare le proposte legislative presentate dalla Commissione Europea o il testo
modificato dal Consiglio.
Il lavoro del singolo dell'europarlamentare, come il suo singolo voto può
essere determinante nell'adozione, o nella modifica delle Direttive o Regolamenti.
Come in ogni altro lavoro è' rilevante, oltre al partito e il suo gruppo
di appartenenza, la specifica preferenza della deputato o del deputato.
Non ha quindi molto senso, in questa fase, votare alle elezioni europee con l'intento di esprimere una messaggio ai partiti nazionali. E' di gran lunga più utile scegliere la/il candidata/o interessato alle nostre tematiche.
Il lavoro e l'atteggiamento del singolo parlamentare è fondamentale poiché:
"Il secolo della rete - for a free information society" vuole agire come strumento democratico di controllo e di pressione dal basso per difendere i diritti e le aspirazioni dei cittadini, anteponendo l'interesse generale all'interesse privato. Il secolo della rete vuole controbilanciare le lobby che sostengono gli interessi delle multinazionali e agire nei confronti degli europarlamentari come una lobby popolare. In alcuni casi tali in pressioni dal basso, hanno contribuito alla presentazione di emendamenti, modificato l'intenzione di voto dei parlamentari che difendono l'interesse pubblico e considerano importante l'opinione degli elettori, ed è cambiato l'esito del voto.
Il cittadino deve quindi operare una scelta consapevole eleggendo un/una Europarlamentare che difenda l'interesse pubblico.
A tal fine il secolo della rete ha preparato:
I candidati Europarlamentari, di diversi partiti, scelti fra quelli che presenteranno
risposte scritte e puntuali alle domande verranno invitati a discutere le loro
posizioni alla tavola rotonda
pubblica organizzata dall'associazione "Il secolo della rete - for a free
information society:" "Know your Rights" - Campagna
di
sensibilizzazione per la difesa dei diritti digitali - Domande ai partiti e
ai candidati all'Europarlamento" Roma (fine Maggio).
Le risposte scritte verranno pubblicate sul sito del "Il secolo della rete - for a free information society". I voti al Parlamento Europeo degli eletti, le loro posizioni nelle commissioni parlamentari, le posizioni dei gruppi, verranno regolarmente pubblicate sito e confrontate con le loro dichiarazioni.
Con questa iniziativa, "Il secolo della rete - for a free information society", desidera contribuire ad un voto consapevole. Spera, tramite un intervento democratico, puntuale e costante sulle Istituzioni europee che ci governano, supportato da una riflessione e una elaborazione politica collettiva, di creare delle opportunità di vita migliore per le nuove generazioni.